Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica, on. Sergio Mattarella,
in occasione dello scorso Primo Maggio Ella ha dichiarato che “il lavoro è strettamente legato alla democrazia. La crisi rischia di contagiare le stesse Istituzioni rappresentative, con una pericolosa spirale di sfiducia”. Pochi giorni dopo Papa Francesco ha sostenuto che “un uomo senza lavoro non ha dignità. Il lavoro ci dà dignità. Chi per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari chiude fabbriche, chiude imprese e toglie il lavoro agli uomini fa un peccato gravissimo”.
E quale sfiducia si deve provare, allora, quando in Sicilia negli ultimi otto anni oltre centomila edili (pari al 40%) che un lavoro l’avevano si trovano disperati per strada, traditi non da cattivi imprenditori o da mascalzoni, ma da quelle Istituzioni che dovrebbero tutelare i loro diritti? Quale peccato va attribuito a quelle centinaia di pubblici amministratori che, pur avendo ricevuto le risorse destinate allo sviluppo, non hanno pagato le forniture di lavori eseguiti facendo chiudere migliaia di imprese di costruzioni, o che non hanno appaltato i lavori e hanno distolto i fondi per foraggiare clientelismi e spese improduttive? Quale ira devono coltivare i lavoratori onesti che non possono più sfamare le famiglie e pagare mutui e bollette, di fronte all’arrogante ammiccamento fra certi capipopolo al governo di enti e città che hanno smarrito il senso del dovere istituzionale e la commistione di furbi, parassiti, raccomandati e delinquenti che in una spavalda sfida si nutrono impunemente di questa deriva morale?
Le scriventi organizzazioni imprenditoriali e sindacali del settore edile, gli ordini professionali e le associazioni di tecnici e professionisti della Sicilia, riuniti nella Consulta regionale delle Costruzioni, lungi dall’appartenere alla categoria dei “soliti piagnoni meridionali” ma anzi fortemente impegnati nell’affermazione della legalità e della sana economia basata sul merito, sull’innovazione e sulla libera concorrenza, Le scrivono nella Sua qualità di Capo dello Stato e di Supremo attuatore della Costituzione, per segnalarLe che in Sicilia molte delle primarie componenti legislative e amministrative della Repubblica – Regione, Liberi consorzi di Comuni, Città metropolitane e Comuni – all’unisono da anni non rispettano principi fondamentali della Carta costituzionale, sulla pelle di un tessuto economico e produttivo che continua a non decollare malgrado il resto del Paese stia uscendo dalla crisi.
Caso eclatante è quello delle ex Province – evidenziato dalla Corte dei Conti – che, a causa di una cervellotica riforma, a differenza del resto d’Italia hanno mantenuto tutte le competenze e tutto il personale. Ciò fa lievitare la spesa corrente e azzera i servizi e gli investimenti, blocca i pagamenti a imprese e fornitori che avanzano circa mezzo miliardo di euro e che sono costretti a ricorrere a lunghi e costosi contenziosi.
La situazione complessiva di disamministrazione in Sicilia è un caso unico e senza precedenti. L’art. 120 della Costituzione prevede la possibilità che il Governo nazionale si sostituisca agli organi delle Autonomie locali per la “tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali”. E’ una extrema ratio che crediamo solo Lei possa evitare.
Per questo ci rivolgiamo a Lei, quale Istituzione guida e profondo conoscitore della Costituzione, confidando nella Sua sensibilità ed autorevolezza e facendo appello al Suo amore per la Sicilia, affinché un Suo auspicabile richiamo di tutti gli amministratori pubblici all’immediata ripresa dell’esercizio delle funzioni per le quali sono stati eletti eviti che il perpetrarsi di tali loro comportamenti possa minare la credibilità stessa delle Istituzioni, alimentare pericolosi populismi ed estremismi e mettere a rischio l’ordine pubblico nella regione italiana a più alto indice di povertà.
La Costituzione ci dice che abbiamo tutti pari dignità sociale, che la Repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, che abbiamo tutti diritto al lavoro e che la Repubblica promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto e tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni; infine, che chi ricopre funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore.
Ebbene, Sig. Presidente, qui disciplina e onore sono diventate merce rara tra i pubblici amministratori, questi pezzi di Repubblica col loro comportamento incostituzionale tolgono il lavoro a chi ce l’ha e impediscono che chi lo cerca col merito vi abbia diritto di accesso.
In Sicilia sono disponibili, per opere pubbliche pronte all’appalto, quasi 4 miliardi di euro, ma dal 2012 questi progetti non diventano cantieri. Dallo stesso anno le imprese del settore avanzano quasi 1 miliardo di euro per lavori eseguiti e o non pagati o saldati con ritardi superiori alla media del resto d’Italia. L’insieme dei fondi europei 2014-2020 e delle risorse del Patto per il Sud somma circa 10 miliardi, ma l’iter per l’utilizzo è sostanzialmente fermo o in notevolissimo ritardo.
Vengono così a mancare non solo infrastrutture fondamentali per la competitività dei territori, delle imprese e dell’economia, ma anche servizi
essenziali per il turismo, l’ambiente, l’energia e la ricerca scientifica. Occorre ricordare, in proposito, che per ogni miliardo di euro investito in infrastrutture si generano 17mila posti di lavoro stabili.
Prosegue senza sosta, invece, lo sperpero di risorse pubbliche in spese correnti e assistenziali, quasi sempre mirato e concentrato alla vigilia di appuntamenti elettorali.
Il comparto edile siciliano negli ultimi anni ha cercato in ogni modo di affrancarsi da questo giogo diversificandosi nel settore civile e nelle nuove tecnologie di bioedilizia così come nell’attrazione di investimenti privati in iniziative di social housing e recupero urbano e di attivazione di fondi europei a gestione diretta. Ma ogni azione viene purtroppo bloccata dal grumo politica-burocrazia che subordina tutto al consenso.
Le chiediamo, Sig. Presidente, di intervenire per fermare questo degrado e per restituire ai siciliani la necessaria fiducia nelle Istituzioni, prima che sia troppo tardi, prima che i fomentatori dell’odio utilizzino il malcontento per colpire la democrazia.
Per la Consulta Siciliana delle Costruzioni (Santo Cutrone)
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.