Comprendiamo e per il bene dell’Italia sosteniamo la ratio espansiva della Manovra Finanziaria, così come comprendiamo il rifacimento ai principi che hanno spinto a varare quota 100, con tutti gli accorgimenti e gli aggiustamenti ancora possibili.
Torniamo, però, a sostenere, anche in questa sede, che sarebbe stato opportuno rapportare e configurare il cosiddetto Reddito di cittadinanza ad una instillazione e configurazione della cultura imprenditoriale. In tal senso, un legame tra il reddito e un impegno di apprendistato sarebbe stato e sarebbe un incipit quanto mai benefico, soprattutto per l’Artigianato, che è la storia e il delta e tante volte anche la foce delle imprese italiane.
Noi siamo stati tra i primi ad affermarlo e a perorarlo e, in tal senso, molto interessante, viene considerata la proposta del Sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, in una recente intervista, nella quale ha esplicitato, come riportato dalla fonte autorevole Sole 24 Ore del 21 Novembre ’18, che sarebbe opportuno erogare il Reddito di cittadinanza direttamente all’azienda che si occuperà di formare e riqualificare il disoccupato e che, sostanzialmente, l’impresa agirebbe da “sostituto di imposta” versando l’equivalente all’interessato che, infine, potrebbe essere assunto dalla stessa impresa, oppure mettersi sul mercato con competenze acquisite.
Quindi, un reddito di apprendistato, come noi proponemmo.
Attendiamo sviluppi fiduciosi.
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.