Roma, 18 gennaio 2021 – Circa 292.000 iscrizioni e 273.000 cessazioni al Registro delle imprese nel 2020, con un saldo che fa segnare un +0,32%. L’andamento demografico dell’imprenditoria italiana è apparso, lo scorso anno, complessivamente caratterizzato da una diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia. Il risultato, secondo i dati Unioncamere/Infocamere (disponibili sul portale di infocamere), è che le imprese nate nel 2020 sono state 292.308. A fronte di queste, nello stesso periodo hanno definitivamente chiuso i battenti 272.992 attività.
La forte contrazione dei flussi di iscrizioni e cancellazioni suggerisce tuttavia una certa cautela nella quantificazione delle conseguenze del forzato rallentamento delle attività in molti settori economici. Così per stabilire l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale sarà utile attendere le risultanze del primo trimestre dell’anno in corso. Tradizionalmente, infatti, molte comunicazioni di chiusura dell’attività pervenute al Registro delle Imprese negli ultimi giorni dell’anno vengono statisticamente conteggiate nel nuovo anno.
Con riferimento all’artigianato si evidenzia un calo al livello nazionale dello 0,37%, che corrisponde ad oltre 4.700 unità imprenditoriali perse nel corso dell’anno a fronte di 76.498 aperture e 81.282 chiusure d’attività. Fra queste il settore manifatturiero mostra un calo significativo (- 4.108 unità) mentre il settore delle costruzioni il saldo positivo più marcato (+ 3.207 unità) delle quali 1.239 solo nel Lazio.
Partiamo da un dato di fatto che ci lasciamo alle spalle un anno nel quale la crisi economica ha segnato pesanti conseguenze sul tessuto imprenditoriale italiano con effetti particolarmente gravi su alcuni importanti settori dell’artigianato come turismo, manifatturiero – tessile abbigliamento calzature -, trasporti, e filiera alimentare.
C’è, quindi, necessità non solo nell’interesse dell’impresa ma di tutta l’economia nazionale, di interventi urgenti e di sistema al fine di tamponare una emorragia che sembra inarrestabile e che, come mostrano i dati delle Camere di Commercio, rischia di essere ancora più evidente nei prossimi mesi, con inevitabili ricadute in termini occupazionali e di tenuta delle imprese.
La posizione di CASARTIGIANI è chiara ed espressa e trasmessa in tutte le sedi opportune e in tutte le occasioni, ci aspettiamo dal Decreto Ristori5 contributi a fondo perduto che seguano un meccanismo di assegnazione delle risorse basato sull’effettivo calo di fatturato a prescindere dai codici ATECO, che siano assicurate adeguate e tempestive risorse a FSBA per fronte alle necessità di sostegno al reddito per i lavoratori delle imprese, che venga consentito il prolungamento dei contratti a termine senza causale ed che sia prevista una rimodulazione della riscossione delle cartelle esattoriali – per ora rimandata al 31 gennaio – che tenga conto delle gravi difficoltà delle imprese e che pertanto accanto ad un congruo periodo di sospensione consenta anche di versare le somme dovute attraverso un adeguato periodo di rateizzazione.
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.