Omaggio e onore all’ultimo straordinario interprete della grande tradizione scenica, teatrale e culturale partenopea. È scomparso, a Roma, il grande Luigi De Filippo, figlio di Peppino e nipote di Eduardo e Titina. In questi casi si usa dire che lascia un vuoto incolmabile e mai come questa volta non si tratta di retorica ma della Verità. Infatti, dopo la scomparsa di Luca con quella, adesso, di Luigi non ci sarà più nessuno che raccolga il testimone e il sipario si chiude per sempre.
Chi darà voce ed anima e sembianze a Don Felice Sciosciammocca, Luca Cupiello o a Domenico Soriano?!
Sicuramente ci saranno altre voci ma l’immedesimazione e l’identificazione non potrà mai più essere la stessa, perché l’ultimo epigono di grande valore se n’è andato per sempre. Oltre che un grande attore, Luigi De Filippo, era un gran Signore, tratto esclusivo di distinzione che lo personalizzava e lo rendeva unico nel generoso approccio e in quel quid di personalità, di educazione e di modestia. Non che Peppino e Eduardo non lo fossero ma a nostro parere il primo accentuava la vena istrionica e il secondo quella drammatica-corrosiva. Giganti, comunque, adesso accomunati nel ricordo e nel rimpianto, ma nella consapevolezza di aver avuto il privilegio di vederli recitare. Pur corroborata da una straordinaria vis comica, Luigi De Filippo, portava in sé una latente malinconia, forse per la consapevolezza di essere l’Ultimo a rappresentare il mondo di straordinari sentimenti e di una Napoli che come Firenze del Rinascimento o la Venezia di Goldoni o ancor più la Roma dell’Impero, pur crepuscolare, sarà irripetibile, per sempre. Era evidente che la sua forza vitale fosse sua moglie, Donna Laura, che ne rappresentava la suscitazione e la seconda Musa dopo Melpomene. Come molti napoletani celebri e affermati aveva deciso di vivere a Roma, a dimostrazione che il dualismo tra queste due straordinarie città non esiste ma è, semmai, una splendida sinergia avvertita con fastidio dagli antagonisti del sapere e del comprendere. Ma Lui a Roma non si era limitato a vivere ma aveva voluto fare qualcosa per la città, per ringraziarla, prendendosi sulle spalle, in questi difficili tempi, il Teatro Parioli, dedicandolo al mitico papà Peppino. Onore e gloria e gratitudine a Luigi De Filippo. A Roma si dice che quando muore un grande romano, all’orecchio più sensibile si ode lontano un lamento di Lupa e qualcuno dice che a Napoli si ascolti indistinta con il rumore del mare la voce di Pulcinella che dice: “Perché?!”.
CASARTIGIANI in omaggio a Luigi De Filippo.
G.B.
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