Territorio 22 Aprile 22

Artigiani: più di 1 su 4 ricorrerà al credito per esigenze di cassa nei prossimi tre anni. Ma il 34,6% chiederà finanziamenti per investire

In arrivo un boom di richieste di finanziamento per fare fronte alle esigenze di cassa nei prossimi tre anni, ma la domanda di credito per gli investimenti sarà la prima motivazione di indebitamento nei programmi futuri degli artigiani. Il 28,1% delle microimprese e dell’artigianato prevede di fare ricorso tra il 2022 e il 2025 al sistema creditizio per reperire liquidità a breve termine (contro il 10,7% del biennio precedente), mentre il 34,6% lo farà per investire a medio e lungo termine in azienda (contro il 40% del biennio precedente). E’ quanto evidenzia un’indagine del Centro Studi Tagliacarne e di FederartFidi sul credito condotta su un campione di 739 imprese artigiane e di micro dimensioni.

Il sistema bancario è il principale canale di finanziamento di queste aziende: nell’ultimo biennio il 72,5% lo ha utilizzato per soddisfare esigenze di liquidità o di investimento. Mentre il 18,3% è ricorso all’autofinanziamento con il capitale proprio o dei soci e il 6,3% ai fondi pubblici europei, nazionali e territoriali. Quasi il 57% delle imprese ha richiesto agli istituti di credito meno di 200mila euro.

Per accedere ai prestiti necessari a colmare nel breve termine i deficit di cassa tra il 2019 e il 2020, nella maggioranza dei casi si è ricorso principalmente a garanzie personali (43,8%). Mentre per ottenere risorse per finanziare gli investimenti è stata prioritaria la garanzia di un confidi (35,3%).

A causa dell’emergenza Covid, il calo del fatturato è stato il motivo numero uno che ha messo in difficoltà il 44,7% delle imprese nello scorso biennio. Seguono i ritardi o mancati incassi (24,6%) e la mancanza di liquidità (16,7%).

In due anni dallo scoppio della crisi pandemica dal 2020 il rapporto con il sistema bancario è risultato più critico per il 27,1% delle imprese. A creare più problemi è stata l’interlocuzione con la banca (10,1%), ma anche a stretto giro la maggiore rigidità nella valutazione della solvibilità dell’impresa (9,5%) e la lunghezza e complessità dell’istruttoria per la concessione di un finanziamento (7,7%).

Nel complesso solo 1 impresa su 10 ha però registrato condizioni peggiorative da parte della banca rispetto ai finanziamenti in essere, e quando questo è accaduto nelle metà dei casi ha fatto riferimento alla richiesta di maggiori garanzie.

In allegato il testo integrale del comunicato con le relative tabelle

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