In Umbria la vittoria della destra sovranista ha messo fine al progetto Pd-M5s?
La forte affermazione di Lega e Fratelli d’Italia regalano la regione al centrodestra. Cosa emerge dai dati definitivi su affluenza e distribuzione del voto
Fonte AGI
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L’esito delle elezioni regionali in Umbria è apparso molto chiaro fin dai primissimi minuti dopo la chiusura dei seggi, quando – alle 23:00 di ieri sera – sono stati diffusi exit poll, sondaggi e proiezioni sulle principali emittenti televisive. I numeri sono stati poi pienamente confermati dai dati reali di scrutinio, e hanno visto una netta vittoria di Donatella Tesei, senatrice della Lega e candidata presidente della coalizione di centrodestra, con il 57,5% dei voti.
Sconfitto, con oltre 20 punti di distacco, il candidato “civico” Vincenzo Bianconi, a capo di un’inedita coalizione di centrosinistra allargata al Movimento 5 Stelle. Praticamente inesistenti gli altri candidati, con Claudio Ricci (classificatosi terzo a capo di una coalizione di liste civiche – ma nel 2015 era stato lui il candidato del centrodestra) che si è fermato sotto il 3%.
Nelle ore immediatamente successive alla notizia della vittoria della Tesei, alcuni commentatori (tra cui lo stesso premier Giuseppe Conte) hanno sostenuto che queste Regionali non siano state un test per il Governo nazionale, sottolineando lo scarso peso demografico dell’Umbria (circa 700.000 elettori) rispetto all’Italia nel suo complesso.
Che si sia trattato di un voto carico di significato politico, forse al di là della sua portata locale, lo dimostra però l’elevato tasso di partecipazione: l’affluenza è stata infatti pari al 64,7% degli aventi diritto, ben 9 punti in più rispetto alle precedenti Regionali (2015) e in tutto e per tutto paragonabile a quella registrata in occasione delle Europee dello scorso maggio – ossia un’elezione nazionale di grande importanza, in cui si era attestata sul 66,5%.
Ma si è trattato di una partecipazione in un certo senso “slegata” da logiche di appartenenza politica nazionale: fin dai primi rilevamenti parziali (alle 12 e poi ancora alle 19) non era emersa alcuna relazione tra l’andamento dell’affluenza rispetto alle Europee e il voto ai principali partiti in quell’occasione. I risultati reali che hanno premiato il centrodestra, quindi, non sembrano il frutto di un andamento asimmetrico dell’astensionismo o – al contrario – della mobilitazione elettorale.
Detto dei risultati dei candidati presidenti, un approfondimento a parte va fatto per il voto alle liste. Come ampiamente prevedibile, la Lega è la lista più votata, con quasi il 37% dei consensi. Per il partito di Matteo Salvini si tratta di un enorme successo, dal momento che per poco non replica il risultato delle Europee (38,2%) nonostante la presenza di due liste civiche con il nome della Tesei (esponente della stessa Lega) che complessivamente hanno ottenuto poco più del 5%.
Ma il successo leghista si accompagna a quello, forse anche più eclatante, dell’altro partito del centrodestra sovranista italiano, e cioè Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni ottiene il suo miglior risultato di sempre in una regione, diventando la terza forza con il 10,4% dei consensi e mettendosi dietro non solo Forza Italia – come già accaduto alle Europee – ma anche il Movimento 5 Stelle, che si è fermato sotto l’8%. Un risultato notevole soprattutto se si considera che è avvenuto in presenza di un risultato così importante della Lega: complessivamente, i due partiti sovranisti rappresentano quasi il 50% degli elettori umbri.
Sull’altro fronte, c’è grande delusione: l’esperimento di un’inedita coalizione giallo-rossa (prima volta in assoluto che il M5S si è presentato in coalizione, e proprio con quel PD per lungo tempo suo principale avversario) è fallito miseramente. Se alla vigilia del voto il sospetto che il centrodestra partisse favorito era diffuso, la soluzione di un centrosinistra allargato al M5S e guidato da un candidato civico come Bianconi sembrava poter riaprire la partita: gli oltre 20 punti di distacco rimediati e il non aver superato la soglia “psicologica” del 40% costituiscono un brutto colpo per i progetti dei leader nazionali (soprattutto del PD) di replicare con successo la formula in futuri appuntamenti elettorali, sia sul piano locale che nazionale.
Ma se è vero che il Partito Democratico ha sostanzialmente tenuto rispetto alle Europee, soprattutto considerando che nei mesi successivi a quella data ha subito defezioni e scissioni (prima tra tutte quella di Matteo Renzi, che ha tenuto la sua Italia Viva alla larga dalla competizione umbra), il crollo del Movimento 5 Stelle è senza appello. Senza scomodare paragoni con le Politiche del 4 marzo 2018 – quando il M5S era stato la prima forza politica – il partito di Luigi Di Maio ha quasi dimezzato i voti rispetto alle Europee di cinque mesi fa, finendo al quarto posto tra le liste.
https://www.agi.it/blog-italia/youtrend/regionali_umbria_destra_sovranista-6447774/post/2019-10-28/
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