CASARTIGIANI, con l’acronimo C.A.S.A., Confederazione Artigiana Sindacati Autonomi, poi divenuta Confederazione Autonoma Sindacati Artigiani nasce il 29 dicembre 1958.
I motivi di questo importante avvenimento, per la storia dell’artigianato, vanno ricercati in sfaccettature politiche e sindacali diversificate e multifattoriali.
Anzitutto la volontà di alcuni benemeriti del mondo imprenditoriale di creare una realtà rappresentativa ispirata ai valori cristiani e focalizzata sull’artigianato tradizionale.
A quella data era esistente la sola Confartigianato, Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato, su posizioni moderate, anch’essa con valori cattolici, meno vocata a esclusivizzare il rapporto con l’artigianato tradizionale, ma con preveggente comprensione, guardare a una crescita dimensionale di tutto il mondo della impresa italiana.
Confartigianato era guidata dal mio amico, il mitico Manlio Germozzi, a cui Roma ha voluto dedicare una strada all’interno di un parco, adiacente la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme.
Dunque, alcuni notabili con la condivisione di tanti esponenti piccoli e piccolissimi dell’artigianato volevano una grande Confederazione che tout court facesse la scelta di rappresentare, in maniera draconiana, l’artigianato e basta.
Quella mattinata del 29 dicembre aveva da poco smesso di piovere, ma non faceva freddo, in via dell’Umiltà 36, vicino la maestosa Fontana di Trevi. C’era un Babbo Natale con il consueto campanaccio e un “callarostaro”, così si dice a Roma, di cui si dicevano le peggiori cose perché ogni castagna arrostita costava come una bistecca.
Insomma, c’erano tutte le condizioni per fa sì che accadesse qualcosa di importante.
Erano presenti, tra i delegati, come verificato dal notaio Calabresi, tra gli altri Tullio Albanesi e Augusto Ciantelli, papà della nostra Carla, ma il deus ex machina era senz’altro il Segretario Romualdo Marino, un personaggio spigoloso ma competente e determinato al quale indubbiamente si deve naturalmente, con l’ispirazione della D.C., la nascita della nostra organizzazione.
Quando diciamo D.C. intendiamo riferirci, in particolare a Clelio Darida, un “cavallo di razza”, come si diceva allora, che gestì tutta l’operazione con sobrietà e delicatezza come era suo modus operandi.
Clelio Darida sarebbe poi diventato Sindaco di Roma rimpianto, Ministro di Grazia e Giustizia cosiddetto guardasigilli e Ministro di allora delle Partecipazioni statali.
Questa grande avventura iniziò, tutto sommato, bene facendo crescere la C.A.S.A. e portandola soprattutto al Centro Sud a un buon livello di appartenenza e di partecipazione.
Tutto questo fino al 1980 in cui una crisi degli allora importantissimi enti di patronato coinvolse anche la nostra E.A.S.A., favorendo le dimissioni da tutto di Darida e una crisi difficile di tutta l’organizzazione, con la verifica di un fortissimo debito con il Ministero del Lavoro, che consigliava la chiusura di tutto. Invece, anche 20 anni dopo la nascita della C.A.S.A., si trovarono i volenterosi per tentare il rilancio. Un giovane “imprenditore”, Giacomo Basso, si fece carico di questa impresa improba, appoggiato in particolare dalla Federazione Siciliana, tra i cui esponenti spiccava Michele Marchese di Siracusa e Giuseppe Guarino di Palermo che divenne il Presidente.
In altri venti anni la C.A.S.A. rinasce, si afferma e si consolida improntando il proprio Statuto sulla totale autonomia delle associazioni aderenti, fino al ’98, anno in cui scompare Guarino e Basso prende, ad interim, la Presidenza che porterà, nell’anno 2000, alla grande modifica statutaria che fa nascere CASARTIGIANI e che rinnova il Patto di Rappresentanza, confermando la sensibilizzazione solo verso l’Artigianato tradizionale ma rompendo e vietando qualsiasi forma di collateralismo politico, con la rinuncia a qualsivoglia incarico, in tal senso a cominciare dal Presidente, lo stesso Giacomo Basso, che rifiuterà qualsiasi compromesso per entrare in politica , convinto com’era che questo fosse un grave problema per il mondo della rappresentanza imprenditoriale.
Da qui ha inizio una vera e propria palingenesi culturale di CASARTIGIANI basata su riforme etico associative intangibili e conditio sine qua non per essere facenti parte di quella che è divenuta poi, con il tempo, senza ironie, più una famiglia che un sindacato.
I principi inequivocabili erano, sono e saranno sempre l’autonomia associativa, l’ispirazione alla dottrina cristiana , l’artigianato etico, il rifiuto dei servizi di assistenza all’impresa, se non correlati da particolari vantaggi per l’imprenditore, l’impegno categorico anche con iniziative proprie di attenzione al credito agevolato ma il valore più grande è stato ed è ancora più forte quello di un vero e proprio stile CASARTIGIANI , uno stile che spesso non viene compreso e magari definito inavvertito, che dà senso al nostro impegno, che sa far tendere la mano anziché ritrarla, che rispetta sempre la parola data e che deve dare un senso totalizzante alla nostra vita per creare CASARTIGIANI.
Per questo non sarà mai possibile che CASARTIGIANI si sciolga per confluire in altra organizzazione, noi come ultimo atto etico vogliamo l’unità dell’artigianato, vogliamo dimostrare la nostra volontà di neo umanesimo che in 65 anni di vita, ma soprattutto negli ultimi venti, ha dato dimostrazione di sé.
Mai e poi mai altri, formati ad altri ragionamenti e ad altri valori, potrebbero convivere con la nostra scuola.
Franco Califano, abbastanza prima di lasciarci, ha composto una splendida canzone o meglio ha composto una splendida poesia, ovvero “la nevicata del ‘56”.
Noi non siamo stati in America ma abbiamo inventato CASARTIGIANI.
Un periodo, quello degli anni 50, dove l’Italia rinasceva e la canzone recita più o meno così, laddove un innamorato chiede le scuse particolari alla sua amata dicendole: “Ti avevo promesso di portarti in America ma non l’ho fatto mai, però per te inventai la nevicata del 56”.
Questa è la morale, un sogno, un miracolo, un ricordo che trasfigura in leggenda quando sublima metaforicamente.
“Roma era tutta candida, tutta pulita e lucida, l’hai vista più così? che tempi quelli”.
Questa è CASARTIGIANI, una poesia, e onore a chi vi appartiene.
Cos’è una poesia se non raccontare quello che dovrebbe essere, mentre la prosa è quello che è.
Difficile e azzardato affermare che ogni esponente, dal più modesto al più importante, di CASARTIGIANI, possa essere definito un poeta. Anche da noi ci sono prosatori e cantastorie ma di una cosa siamo certi, noi non li vogliamo, e quando ci accorgiamo, dopo tre ipotetici gradi di giudizio, che si tratta di mercenari senza gloria li allontaniamo, senza rimpianti.
La riunione è finita, Tullio Albanesi è eletto primo Presidente e CASARTIGIANI o meglio dire ancora C.A.S.A., si presenta tutta da costruire davanti alla sua storia.
Gli scritti apocrifi sostengono che si cominciò subito con qualche muso lungo e qualche polemica, zittita subito dallo Avvocato.
I racconti testimoniano anche che il callarostaro esaurì la sua merce e ripiegando tutto si avviò verso il suo destino così come il Babbo Natale che lasciò spazio alla Befana.
Tullio Albanesi volle andare a dire una preghiera a Santa Rita, lì vicino, non sappiamo se si recò anche alla Madonna del Tempietto e a quella del miracolo dell’acqua.
Sta di fatto che CASARTIGIANI è affidata alla Madonna che non permetterà mai torti, soprattutto da chi crede e da chi spera.
CASARTIGIANI fierezza e fedeltà artigiana.
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.