Casartigiani News 20 Settembre 17

Ho fatto per decenni barba e capelli ai potenti della città: erano bei tempi

TREVISO. Ormai lo fa per pura passione. E anche perché dove lo trovi un lavoro che nei tempi morti dell’attesa ti lascia leggere tanto? Gli ultimi sono “Il giorno della civetta” di Sciascia e “Ciao Lino”, biografia di Lino Toffolo. Ma nello strato appena sottostante, su quella poltrona da barbitonsore che da tempo ha sfrattato i clienti sostituendoli con una montagna di volumi, c’è posto anche per il Corano.

 

«Serafino, lo hai letto?» . Risponde di sì e sorride: la versione è quella di Magdi Allam, che proprio canonica non dev’essere. Ma a Serafino Cirigliano basta un sorriso e tutto va a posto. Non gli andava di sentire tanti discorsi colti e restarsene lì, ignaro di tutto. Per quasi quarant’anni è stato il barbiere dei democristiani, in calle del Podestà, Serafino, e ora ritrovarsi tra le antiche botteghe di tradizione non gli dispiace.

 

Ma, prima di parlarne, premette. Nato in un paese della provincia di Potenza che ha un nome che sembra inventato, Noepoli, 910 abitanti, Basilicata, confine con la Calabria, non è arrivato a Treviso per caso. «Nel 1963 andai a fare la stagione, come barbiere, a Domegge, da un mio paesano che aveva sposato una bellunese. Poi feci il militare ad Albenga e venni trasferito al Comando di zona militare di Treviso, facevo il postino. L’anno dopo tornai a Domegge a fare la stagione e veniva sempre da me un signore a farsi la barba. Era Buzzavo, aveva la barberia in centro, ma io non lo sapevo. Mi disse: «Sei bravo, perché non lavori da me? Accettai e dopo poco dovemmo cambiare bottega perché in quella vecchia dovevano fare dei lavori. Venimmo qui, nel posto più buio della città, e dopo poco subentrai a Buzzavo. Era il 1968. Fra un anno sono 50, tanti, e anche la salute non sempre mi assiste, maledette sigarette».

 

Detto della politica, come cantava Celentano, c’è «una seconda storia che vi vogliamo raccontare, è quella del barbiere Serafino» , di quel signore arrivato dalla Basilicata. Come diceva il cavalier Mansi buonanima, arrivato da Scala in costiera amalfitana, «Sono più treviggiano io che quelli di Monte e belluna» : e allora Serafino arrivato dal preromanico borgo di Noia, nonostante fossero tempi in cui i “terroni” venivano guardati come adesso si fa con gli algerini, in punta di piedi è diventato trevigiano, perfino presidente regionale della categoria e… democristiano. Prima democristiano, a dir la verità, ma la tentazione è stata irresistibile: sopra la sua testa c’era Palazzo dei Trecento e lì la Dc celebrava i suoi riti. I potenti scendevano a farsi i capelli e la barba: Chiereghin, Mazzarolli, Bruno e Bepi Marton, Pavan, Innocenti, Pignata. «Gente che aveva un concetto di futuro della città a del bene comune. Adesso? – e sorride – Adesso hanno tolto anche il rubinetto con il quale mia moglie Angelina puliva di sua volontà il vicolo dal guano prodotto dai piccioni che si appostano qua sopra. Mi sono rimasti venti metri di canna e tanto guano. Il rubinetto lo aveva messo, guarda caso, l’ultimo sindaco Dc, Gagliardi» . Un sorriso, e ci risparmia un “Bei tempi”, che ci starebbe bene. Anche perché non sta sul vago: ricorda le date con una precisione sconcertante.

 

E ammette: «Io sono ancora pervicacemente democristiano. Sono o no il barbiere della Dc? ». Un bravo barbiere, che lavora ancora con i panni caldi, con i rasoi a lama. Certo non i 7 minuti per 8 euro dei pur incredibili cinesi. «Quanto ci metto per un taglio? Ogni testa ha i suoi tempi. Non perdo i minuti, ma nemmeno faccio le cose standard. Poi c’è a chi piace e a chi no, ma questo non è un problema mio. Cerco di accontentare il cliente e di fare il mio mestiere come l’ho imparato. Bene». Il suo tempio è intasato di libri e quadri («Me li portava un cliente pittore da Mogliano. Io apprezzavo e lui lo sapeva» . Qua e là le foto del figlio e del nipotino, ma anche quelle dell’altro figlio, Roberto, scomparso tragicamente. Serafino lo accarezza con gli occhi. Un altro nodo alla gola.

Sotto, è appoggiato il “Dizionario di democrazia” di Ciampi. Serafino sorride e si alza dalla sedia di lettura. A proposito: una delle poltrone da barbiere più antiche in suo possesso ha passato i 100 anni. Risale alla Grande Guerra. A proposito di botteghe antiche…

 


 

 

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