Seconda intervista, tra quelle sostenibili e insostenibili, del grande mondo di CASARTIGIANI
Abbiamo interpellato Dario Buccella, Segretario dell’Associazione Provinciale Artigiani di Lanciano e Coordinatore di CASARTIGIANI Abruzzo insieme all’amico Montebello, figlio del grande Nando e quindi figlio d’arte.
Infatti, con Lui, ci vogliamo incentrare su un problema che sta diventando evidente, ovvero sulla qualificazione e formazione della classe dirigente e operativa artigiana, una classe che o rispecchia i difetti della politica o è in perenne attesa di fare il salto, quando pur si sa che si tratta di due mestieri completamente diversi, come ci sono differenze significative tra i ruoli operativi territoriali e quelli nazionali.
Dario, però, ha “respirato” l’artigianato da sempre e quindi dell’impegno conosce i margini, i limiti, gli spazi e le responsabilità.
1)Non possiamo non cominciare chiedendo un ricordo di Suo padre. Pioniere dell’artigianato abruzzese, carismatico esponente della “nouvelle vague” dirigenziale degli anni 70. Un ritratto come Uomo, come dirigente e se vuole come padre.
E’, sicuramente, molto difficile parlare di papà distinguendo l’Uomo dal dirigente CASARTIGIANI.
Sin da piccolo, infatti, io seguivo nel Suo lavoro e anche quando è diventato Assessore mi portava con sé nelle assemblee e nelle cerimonie pubbliche.
Vorrei, invece, parlare di papà prima e dopo la Sua scomparsa. Era un Uomo che dava tutto per il lavoro, raramente stava a casa e quando tornava era sempre duro nei nostri confronti. Lo vedevo come una persona che pensava solo al lavoro e non alla famiglia. A me e mia sorella sembrava dare poco ed era invece tanto affabile con gli altri.
Anche quando siamo entrati a lavorare trovava ogni modo per risolvere le problematiche altrui ma voleva che noi risolvessimo le nostre.
Ricordo, un giorno, gli presentai una lettera di dimissioni da Segretario per incompatibilità con il Direttore Generale, Lui prese il foglio, lo lesse velocemente, lo buttò sul tavolo e disse: “ va’ compà, va a fatija’ “.
Solo il 16 aprile 2013, giorno della Sua scomparsa, ho capito che voleva che ci costruissimo una corazza, abituandoci ad affrontare la vita ed il futuro senza di Lui.
E ora con la nascita di Mattias Ferdinando Buccella, mio figlio, mi accorgo di essere come mio padre, accompagno Mattias nella sua crescita, senza aiutarlo troppo ma proteggendolo sempre.
Un Uomo, un padre, un dirigente CASARTIGIANI che mia sorella ed io amiamo ricordare così: “Uomo virtuoso con una forte corazza e un cuore grande verso il prossimo”
Grazie papà…
2) E’ naturale che l’impegno di tutela dell’artigianato, rispetto ai tempi di Nando, sia profondamente cambiato anche se Lei ha dimostrato capacità di adattamento. Quali sono state le difficoltà maggiori nel contesto abruzzese?
E’ tanto cambiato l’impegno per la tutela dell’artigianato. Il periodo vissuto da papà era economicamente più florido, si viveva più benessere bastava seminare qualcosa su un qualsiasi terreno che si riusciva comunque a raccogliere tanto. Oggi oltre alla crisi del 2010 purtroppo si è aggiunta la pandemia del covid-19 e c’è tanto lavoro e poco raccolto. Inoltre dalla Sua scomparsa, oltre alla crisi abbiamo dovuto combattere contro coloro che avrebbero voluto mettere da parte la famiglia Buccella e prendere il predominio di CASARTIGIANI, così, da quel momento io e mia sorella abbiamo iniziato a combattere tante battaglie per CASARTIGIANI.
3)Qual è la situazione sul Suo territorio in epoca di coronavirus?
Credo che la situazione del nostro territorio non si discosti poi tanto dalla fotografia del territorio italiano, con tutte le difficoltà che il coronavirus ha comportato a tutta la nazionale. L’unica differenza è che nel Nord Italia in termini di contagi è arrivato un “terremoto” che si allargato ad ampi raggi, a noi, invece, è arrivata la “scossa”. Una scossa che però non ha evitato il tracollo economico e che ha causato tante difficoltà, basti pensare che solo a Lanciano sono state costrette alla chiusura più di 400 attività.
E’ rimasta la paura, la paura di non riuscire a ripartire, di non riuscire a far fronte a tutte gli impegni, la paura soprattutto che l’ondata di contagi ritorni.
Sotto l’aspetto economico inoltre siamo devastati perché le imprese, soprattutto in questo drammatico periodo, hanno bisogno di finanziamenti e in Abruzzo, la fusione delle grandi banche non permette più una facilità di accesso al Credito.
Ci attendiamo e chiediamo maggiori provvedimenti in merito da parte dello Stato affinché le aziende possano ripartire.
4)Ha ancora un significato l’associazione modello anni 70 e 80 oppure, come in altre parti del territorio, per volere stesso degli artigiani, prende sempre più piede un’attività movimentista incentrata sulle delegazioni?
Per noi di CASARTIGIANI Chieti non cambia nulla, è un sistema che già adottavamo negli anni 80 e 90. Papà si può dire sia stato un fautore di questo sistema, creando dei territoriali sia nella zona di Vasto che nella zona di Chieti.
Sistema che dipende dall’uomo perché CASARTIGIANI è fatto da persone a non da opportunità e purtroppo, in alcuni casi, qualcuno non ha dimostrato fedeltà a CASARTIGIANI.
Oggi stiamo valutando l’opportunità di creare un sistema cosiddetto “commerciale” con una squadra forte e coesa che vada sul territorio a promuovere la nostra associazione e offrendo i nostri servizi attraverso un personale qualificato e specializzato per ogni settore.
5)Nando diceva sempre che è il Credito il sinallagma fidelizzante tra imprenditore e associazione , questo soprattutto dopo l’offerta variegata di assistenza ai Servizi. Condivide questa opinione e cosa fa eventualmente per sostenerla?
Condivido il pensiero di papà. Il Credito è aggregante è l’anello di congiunzione tra imprenditorie e associazione.
Il Credito è vita per l’imprenditore, basti pensare che già negli anni 70 un gruppo di artigiani si unirono per creare una Cooperativa che gli permise di ottenere finanziamenti allora difficili da ottenere.
Basti pensare che, ancora oggi, il Presidente Giacomo Basso in tutte le assemblee, in tutti gli incontri, chiede instancabilmente più Credito e meno Burocrazia mettendo tali richieste sempre in primo piano.
Grazie ai Confidi molti imprenditori sono riusciti a sopravvivere e a portare avanti le proprie attività e le proprie famiglie ed è quindi fondamentale valorizzarne il ruolo.
6)Come immagina l’artigianato tra venti anni?
L’artigianato tra venti anni… se penso all’artigianato artistico manuale,. al vero artigiano che crea opere d’arte anche imperfette, quella stessa imperfezione che dà valore aggiunto all’oggetto creato, penso purtroppo ad una non così lenta scomparsa.
Se penso invece all’artigianato innovativo quello in cui si utilizzano macchinari per creare nuove opere vedo molto vicina una “industrializzazione” del sistema dell’artigianato.
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.