Lunedì abbiamo celebrato la Ripartenza del Paese attraverso l’apertura delle saracinesche delle sue meravigliose imprese e siamo stati buoni narratori perché, nonostante tutto, l’entusiasmo c’è stato, insieme al coraggio e alla fantasia consueta che si coniuga con un altruismo di fondo che fa la differenza.
Non era scontato tutto questo, quello che è successo è stato devastante e avrebbe potuto modificare le coscienze e creare una dilaniazione, soprattutto in una Democrazia come la nostra. Invece no. Quello che ci ha più fatto piacere è vedere la tenuta dell’artigianato, con un incredibile resilienza che noi ben conosciamo e amiamo. In tutti i settori di gran parte d’Italia abbiamo lasciato, ma mai abbandonato, i nostri Maestri, in lockdown e li ritroviamo più attivi che mai, con il bagaglio della loro esperienza e con il patrimonio del loro talento.
Le proteste ancora ci sono, l’adattamento alle regole sembra già scontato, ma è sofferto in alcuni casi, anche se ha dato spunto a ulteriori iniziative artigianali. Le maggiori proteste riguardano i disservizi sull’arrivo dei 600 euro, la mancanza di Liquidità dovuta alla burocrazia sovraopprimente e paralizzante nelle concessioni pur previste di Credito, i ritardi nella cassa integrazione in deroga e inoltre nella paradossale responsabilità del datore di lavoro, pur osservante tutte le accortezze, in caso di contagio da Covid del dipendente (su questo si aspettano emendamenti al Decreto di maggio).
Ci sono buone notizie sull’edilizia e su alcuni provvedimenti locali e regionali ma quello che si evince, forte e chiaro, ancora una volta, è che l’artigianato italiano è una forza insostituibile e speriamo che stavolta se lo ricordino tutti e soprattutto ci siano altri maggiori efficaci sostegni per cui ci stiamo battendo.
Anche sul commercio c’è stata una orgogliosa reazione e ripartenza, dai colleghi apprendiamo che il 70% è comunque per intanto ripartito, soprattutto nell’abbigliamento e nei prodotti, maggiori sono le difficoltà ovviamente nei bar e nei ristoranti, nonostante anche qui una voglia di esserci. Drammatica è la situazione nell’alberghiero e nel turistico.
Va quindi il pensiero a quel 30%, in alcuni casi molto di più, e al suo urlo strozzato nel silenzio a scontare quella solitudine atavica e ineluttabile dell’imprenditore che non ha colpe e non ha rimedi. Quella solitudine che la politica, con la nostra proposta e sollecitazione, deve intercettare e confortare concretamente. Perché una cosa è certa, questa pandemia ha dimostrato, in maniera plastica, come sia insostituibile l’impresa di cui l’artigianato, come ho avuto occasione di dire al Presidente Conte, è l’origine e la foce per un Paese come l’Italia.
Devono essere affrontati studi e ricerche meticolose, utilizzando questa situazione, che nessuno si augurava, ma che essendoci stata può permettere a sociologi politici e sindacalisti, valutando il prima e il dopo, come una risonanza magnetica per l’economia per vedere, senza dirigismi, ma con interventi mirati, di affrontare un grande rilancio e una nuova essenza. Lo dobbiamo a quelle trentamila vittime, a quelli che urlano nel silenzio, a quelli che hanno sofferto e hanno avuto paura. E per quanto riguarda altro, i virologi e i ricercatori battano un colpo, perché questa situazione non torni.
Comunque, il pensiero va a coloro i quali non sono riusciti a riaprire, alla loro frustrazione e alla loro disperazione.
Stiamo lavorando con determinazione, tutti, e in tal senso constatiamo con piacere un rinnovato senso di fiducia e di stima verso le Confederazioni e le Associazioni, perché il rilancio sia al 100% e l’Urlo di Munch non sia inascoltato. Ripartenza non per tutti.
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.