Analizzare e quantificare gli oneri derivanti dagli adempimenti amministrativi per le imprese italiane e individuare le soluzioni e le risposte più efficaci per proseguire nei processi di semplificazione e rimuovere gli ostacoli che frenano l’attività economica e la competitività delle imprese: questo il tema al centro della convegno organizzato da Rete Imprese Italia “Burocrazia: l’Italia del tempo perso” che si è svolto oggi a Roma, al Tempio di Adriano.
Nel corso dei lavori è stata presentata un’analisi, realizzata in collaborazione con l’Università di Trento, sull’impatto degli adempimenti amministrativi sulle piccole e medie imprese in termini di tempi e costi.
All’incontro sono interventi i Presidenti delle cinque Organizzazioni di Rete Imprese Italia, Stefano Battini, Presidente Scuola Nazionale dell’Amministrazione, Francesco Caio, consulente del Ministro dello Sviluppo Economico per le Reti, Alfonso Celotto, Professore diritto costituzionale Università Roma Tre, Ernesto Maria Ruffini, Direttore Agenzia delle Entrate, Serena Sileoni, Vicedirettore Generale Istituto Bruno Leoni.
Ha chiuso i lavori della giornata il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia.
Nel dettaglio il peso della burocrazia è stimato al 39% del profitto lordo delle imprese italiane raggiungendo la cifra media di 33 miliardi di euro l’anno, 8000 euro per ogni impresa. Secondo l’indagine, tra gli adempimenti più gravosi ci sono la tracciabilità e autocontrollo degli alimenti e HCCP; gli adempimenti fiscali; la gestione paghe personale e la contabilità; i rapporti con il commercialista e/o società di servizi; i rapporti con gli uffici dell’ente locale. Alla numerosità si aggiunge la complessità degli adempimenti. Questi alcuni dati contenuti nella ricerca che confermano come la semplificazione sia uno dei canali prioritari da percorrere per consentire all’Italia di risalire nelle classifiche internazionali di competitività.
Nell’intervento del Portavoce Rete Imprese Italia ha posto l’accento sulla riforma della pubblica amministrazione come effetto propulsivo nuovo e rilevante, soprattutto attraverso un rapporto pubblico-privato più trasparente, più facile e più efficiente. Gli imprenditori hanno un disperato bisogno di abolire la cattiva burocrazia, quella che genera complicazioni, tempi biblici, costi impropri che appesantiscono lo svolgimento della loro attività e nella quale, molto spesso, si annidano corruzione, illegalità, criminalità.
Le imprese, invece, hanno bisogno di buona burocrazia: quella che facilita la vita delle imprese e dei cittadini, tenendo in piedi solo gli adempimenti e le procedure necessarie; quella che consente a un imprenditore di poter lavorare con poche regole, semplici, chiare e certe. Senza dover impazzire per procedure e adempimenti complicati e costosi.
Se il Governo vuole davvero valorizzare il ruolo delle imprese come motore di innovazione e crescita, come peraltro ha iniziato a fare, allora dovrà anche favorirle attraverso una nuova e più moderna burocrazia.
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.