È morto Enzo, il marito di Rosellina, il papà di Gaetano e Sabrina, il cognato di Silvana e tanti altri ruoli che una famiglia numerosa regala. Non li elenchiamo tutti, perché il soggetto è Lui, anche se gli appellativi finiscono sempre per sopravanzare le caratteristiche dell’Uomo, da cui differenti valutazioni e differenti comprensioni.
Ci accompagnò, con tutti i compagni, ad Agrigento, in una missione disperata, stante la distanza e il poco tempo a disposizione, ma Lui generoso, abitualmente silenzioso, un po’ rassegnato ma sostanzialmente tenace aveva la calma e la soluzione della mediazione, della comprensione. Missione che andò a vuoto ma che cementò la stima e l’amicizia.
È strano come basti un cenno, un gesto, per darci piena considerazione di una persona perlopiù trascurata, sottodimensionata.
Enzo Damiata, in una terra difficile, dove ci si avversa per abitudine, per diletto, per tenacia, per rancore atavico, non faceva tutto questo, aveva fatto della riservatezza e del silenzio la chiave della sensibilità e aveva vinto, perché se è vera la suddivisione di Sciascia per gli uomini, in quella nostra terra amata più dei suoi meriti, Lui era un Uomo non certo un “ominicchio”, non certo un “mezzo uomo” o un “quaquaraquà”.
Enzo era un “signore” della stirpe dei Salina, intrinsecamente nobile e mai snob, che aveva fatto della discrezione la sua arma, riconoscendo titoli e meriti a tutti, ricordando sempre che a Palermo una parola è poca ma due sono troppe.
Ti sia lieve la terra e che Tu possa sentire lo sciabordio del mare che parla per te e non ti fa dimenticare.
Giacomo
Rosellina, non piangere, quando si sta tanto tempo insieme, uno fa parte dell’altro e viceversa e se uno, misteriosamente, scompare l’altro ne porta il retaggio, le sembianze e l’amore.Tu, adesso, dovrai rappresentare per due la Misericordia, la Pietà, il tratto, la Speranza.
Sii forte.